Disturbi depressivi

La caratteristica principale che accomuna le varie tipologie di disturbi depressivi (comunemente denominati “depressione”) è la presenza di umore triste, vuoto o irritabile, accompagnato da cambiamenti sia somatici che cognitivi. Il disturbo depressivo maggiore rappresenta la condizione classica in questo gruppo di disturbi ed è caratterizzato da episodi distinti della durata di almeno 2 settimane in cui sono presenti umore depresso e/o perdita di interesse o piacere per le attività che prima venivano svolte con gioia o soddisfazione. Inoltre si possono avere una serie di altri cambiamenti, quali: sentimenti di indegnità, colpa e fallimento personale, impotenza, disperazione, ansia, pianto, pensieri suicidari, perdita di interesse nei confronti del lavoro o di altre attività, preoccupazioni eccessive per la propria salute, modificazioni del peso corporeo, cambiamenti nell’appetito, rallentamento motorio o agitazione, disturbi fisici, alterazione del sonno, senso di fatica e sensazione di non farcela nelle attività quotidiane, nervosismo, tensione e inquietudine, difficoltà a concentrarsi, indecisione, ridotto desiderio sessuale.
L’episodio depressivo è molto variabile: può comparire in risposta ad eventi stressanti o avere un’origine
endogena (non collegata a eventi di vita). Se spesso l’esordio si manifesta come conseguenza di eventi
significativi per il soggetto, gli episodi successivi tendono ad avere un inizio autonomo e meno prevedibile.
Per questa ragione, oltre che per la forte sofferenza esperita dal soggetto e per la compromissione in aree
importanti della sua vita, si rende necessario un intervento terapeutico tempestivo e mirato, al fine di
intervenire sia sull’episodio depressivo in atto, sia sulle ricadute a cui si può andare incontro se la
sintomatologia viene trascurata e non trattata.

Il disturbo depressivo persistente (distimia) è una forma di depressione più cronica. Si può parlare di
distimia quando l’alterazione dell’umore ha una durata di almeno 2 anni negli adulti o di 1 anno nei
bambini.

E’ stato individuato anche una forma di disturbo depressivo specifica che comincia talvolta dopo
l’ovulazione e si risolve entro pochi giorni dal ciclo mestruale (disturbo disforico premestruale).

Il lutto complicato può essere diagnosticato se sono trascorsi almeno 12 mesi (6 nei bambini) dal
momento della morte di qualcuno con cui l’individuo in lutto aveva una relazione significativa. È
caratterizzato da una serie di sintomi: un persistente desiderio e una forte nostalgia della persona
deceduta, tristezza e dolore emotivo intensi, pianto frequente, difficoltà nell’accettare la perdita,
ricordi dolorosi del deceduto, rabbia in relazione alla perdita, valutazione negativa di sé rispetto al
deceduto o alla morte, preoccupazione per il deceduto e per le circostanze della morte. Inoltre gli
individui possono esprimere il desiderio di morire per essere vicini alla persona che è morta,
possono non avere fiducia negli altri, sentirsi isolati e credere che la vita senza il deceduto non
abbia alcun senso o scopo, sentire che una parte di loro stessi è morta o perduta, avere difficoltà
nell’impegnarsi nelle attività, nelle relazioni interpersonali o nel fare piani per il futuro.

Il disturbo da lutto persistente complicato può verificarsi ad ogni età, a partire dal primo anno di
vita. I sintomi iniziano generalmente entro un mese dalla morte della persona cara, sebbene ci possa
essere un ritardo di mesi o anche di anni prima del manifestarsi della sindrome completa. Nei
bambini il disagio può essere espresso nel gioco e nel comportamento, in regressioni dello sviluppo
e in comportamenti ansiosi o di protesta al momento di separazioni e riunioni. Il disagio nella
separazione può essere predominante nei bambini più piccoli, mentre lo stress sociale e di identità
nonché lo svilupparsi di sintomi depressivi possono manifestarsi in maniera crescente nei bambini
più grandi e negli adolescenti.

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