La personalità è la risultante di una serie di operazioni mentali: costruire un’immagine di sé, dare significato al mondo, agire, relazionarsi con gli altri, trovare soluzioni ai problemi posti dall’ambiente.
La personalità rappresenta quindi il modo più o meno costante, che ciascuno di noi si è costruito nel corso della sua vita, di definire sé stesso, di dare significato alle cose, di rapportarsi con gli altri e con il mondo.
Per usare una metafora, possiamo pensare alla personalità come a delle “lenti” che utilizziamo per guardare il mondo e per guardarci dentro. A seconda dello spessore e delle caratteristiche delle lenti che indossiamo questi ci appariranno in un modo piuttosto che in un altro.
Ognuno di noi indossa le sue “lenti” e ha dunque modalità di rapportarsi a sé e alla realtà esterna determinate da tratti di personalità specifici.
Normalmente questi tratti sono sufficientemente flessibili a seconda delle circostanze: così in alcuni momenti sarà utile essere più dipendenti o passivi, mentre in altri sarà più funzionale esserlo meno.
Accade però che in alcuni individui questi tratti di personalità siano rigidi e indipendenti dal contesto tanto da generare molta sofferenza nella persona stessa ma anche in chi gli sta intorno. Si può parlare in questi casi di disturbi di personalità. Vediamo quali sono i disturbi di personalità classificati dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5).
La caratteristica essenziale del disturbo schizotipico di personalità è un pattern pervasivo di deficit sociali e interpersonali caratterizzato da forte disagio e ridotta capacità nelle relazioni affettive, da distorsioni cognitive e percettive e da comportamenti marcatamente eccentrici. Spesso questi individui hanno idee di riferimento (ovvero interpretazioni scorrette e autoriferite di avvenimenti casuali e di eventi esterni) e, in risposta allo stress, possono presentare episodi psicotici transitori. Questi individui possono essere superstiziosi o preoccupati da fenomeni paranormali in contrasto con le norme della loro subcultura. Possono sentire di avere il potere speciale di intuire gli eventi prima che questi accadano o di leggere i pensieri degli altri. Possono anche essere presenti alterazioni percettive, come ad esempio avvertire la presenza di un’altra persona o sentire una voce che sussurra il proprio nome. Il pensiero e l’eloquio sono spesso “strani”: spesso si esprimono in maniera vaga, circostanziale, metaforica, iperelaborata o stereotipata. Questi individui sono spesso sospettosi e talvolta possono avere un’ideazione paranoide (ad es. convincersi che i colleghi stiano tramando contro di loro per cercare di metterli in cattiva luce di fronte al principale). Solitamente hanno difficoltà ad esprimere le emozioni e gli affetti in contesti interpersonali e risultano spesso inappropriati, rigidi o limitati. Vengono in genere considerati strani o eccentrici anche per il loro atteggiamento manieristico, per il modo di vestire spesso trasandato, non coordinato e per la disattenzione verso le convenzioni sociali (es. evitare il contatto visivo, incapacità di unirsi agli scambi di battute nel gruppo, indossare abiti macchiati, ecc).
Chi soffre di questo disturbo prova disagio nell’entrare in relazione con gli altri e, sebbene possa esprimere infelicità per la mancanza di relazioni, il comportamento suggerisce che ci sia un ridotto desiderio di contatti intimi. Interagisce con gli altri solo quando “deve farlo”, ma in genere preferisce stare per conto proprio, perché sente di essere diverso e di non avere la capacità di “inserirsi”. Con l’aumentare della familiarità rispetto alla situazione sociale (es. trascorrere molto tempo in un contesto interpersonale), solitamente non si rassicura e l’ansia non diminuisce ma, al contrario, tende a diventare sempre più sospettoso rispetto ai comportamenti e alle motivazioni degli altri.
I soggetti con personalità antisociale (precedentemente denominata personalità psicopatica o sociopatica), in prevalenza maschi, mostrano sistematiche e croniche negligenze per i diritti e le sensibilità altrui. La disonestà e la frode caratterizzano i loro rapporti sociali. Sfruttano gli altri per ottenere vantaggi materiali o soddisfazione personale (differiscono dai soggetti narcisisti, che sfruttano le altre persone reputando tali azioni giustificate in virtù della loro presunta superiorità). Tipicamente, la persone con una personalità antisociale sono impulsive ed irresponsabili. Tollerano male la frustrazione e, non di rado, sono ostili o violente. Spesso non prevedono le conseguenze negative dei loro comportamenti antisociali e, malgrado i problemi o i danni che causano agli altri, non provano rimorso o colpa. Piuttosto, razionalizzano il loro comportamento o danno la colpa agli altri per ciò che hanno fatto. La frustrazione e la punizione non risultano sufficienti a motivarli a modificare i loro comportamenti e tendono a non migliorare il loro giudizio o la disponibilità ad anticipare le conseguenze negative delle proprie azioni ma, piuttosto, tendono a confermare la propria visione fortemente insensibile del mondo.
Le persone con una personalità antisociale sono inclini all’alcolismo, all’abuso di sostanze, alle perversioni sessuali, alla promiscuità e, facilmente, finiscono in carcere. Molto spesso falliscono nel lavoro o cambiano spesso attività in maniera imprevedibile e irresponsabile. Spesso hanno una storia familiare di comportamento antisociale, di abuso di sostanze, divorzi e abuso fisico. Da bambini, spesso sono stati trascurati emozionalmente e/o fisicamente abusati. Il disturbo tende a diminuire (in termini di gravità) con l’età.
La vulnerabilità emotiva, la dissociazione, le reazioni emotive acute ed improvvise, l’impulso ad agire sulla base di esse, la forte sensibilità verso la perdita, i profondi sentimenti di vuoto e, ancora, il brutale istinto che trascina verso la distruzione delle relazioni, l’oscillazione della consapevolezza che porta a confondere l’immaginazione con la realtà e ad agire sulla base di rappresentazioni fantastiche. Sono l’eterogeneità e la variabilità sintomatiche a caratterizzare il quadro del Disturbo Borderline di personalità (DBP). Le caratteristiche principali del disturbo sono l’instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività.
Le persone con disturbo borderline di personalità compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono fino a commettere azioni impulsive come comportamenti suicidari o autolesivi; possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”, “sbagliati”, “indegni”. Sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri, possono passare rapidamente dall’idealizzazione alla svalutazione dell’altro, quando sentono di non essere sufficientemente accuditi e supportati.
Manifestano variazioni improvvise e drammatiche dell’immagine di sé, caratterizzate da cambiamenti di obiettivi, valori, aspirazioni. Possono avere improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell’identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici. Sebbene abbiano di solito un’immagine di sé che si basa sull’essere indegni, cattivi e pericolosi, possono talvolta sentire di non esistere affatto. Tali esperienze solitamente si manifestano in situazioni in cui percepiscono la mancanza di una relazione significativa, di accudimento e di supporto.
Tendono a reagire più intensamente del normale ad eventi stressanti in ambito interpersonale. Ad esempio possono andare incontro a forte irritabilità, ansia, rabbia, panico o disperazione che di solito durano poche ore o, raramente, alcuni giorni. I soggetti con questo disturbo possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto. Facilmente annoiati, possono costantemente cercare qualcosa da fare. La rabbia spesso viene espressa in maniera esplosiva, successivamente possono provare vergogna e senso di colpa, emozioni che contribuiscono a confermare la valutazione di sé come indegni, cattivi e pericolosi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi idee paranoidi transitorie o sintomi dissociativi.
L’impulsività di manifesta in almeno due aree potenzialmente dannose per sé. Possono giocare d’azzardo, spendere soldi in modo irresponsabile, abbuffarsi, abusare di sostanze, avere rapporti sessuali non sicuri o guidare in maniera spericolata. Inoltre possono manifestare ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, comportamento auto mutilante (per es. tagli, bruciature). Le azioni distruttive sono solitamente indotte da minacce di separazione o di rifiuto e frequentemente vanno a compromettere l’equilibrio nelle relazioni, già instabili, di questi soggetti. Spesso queste azioni agite impulsivamente portano sollievo nel breve termine, riaffermando la capacità di sentire o di espiare la sensazione di indegnità personale; tuttavia, oltre ad essere pericolosi per l’incolumità fisica, questi comportamenti generano solitamente negli individui dei vissuti di vergogna, colpa, tristezza e rabbia verso se stessi.
Gli individui con una personalità narcisistica sono caratterizzati da un senso grandioso di importanza, abitualmente tendono a sovrastimare le proprie capacità ed esagerano i propri talenti apparendo spesso vanitosi e presuntuosi. Sono spesso assorbiti da fantasie di successo, potere, fascino e bellezza. Credono di essere superiori, speciali o unici, e si aspettano che gli altri li riconoscano come tali. Possono pensare di sentirsi capiti solo da persone speciali o di classe sociale elevata. Le persone che presentano questo disturbo richiedono generalmente eccessiva ammirazione, la loro autostima è generalmente molto fragile e si preoccupano di quanto si stiano comportando bene e di quanto vengano giudicati favorevolmente dagli altri. Possono mostrare grande vulnerabilità emotiva se vanno incontro a delle “ferite” dovute alle critiche o a fallimenti, manifestando emozioni di rabbia e tristezza molto intense. Si aspettano che i loro bisogni vengano soddisfatti senza troppe attese e possono arrivare, in modo cosciente o involontario, a sfruttare gli altri che sono percepiti con valori e diritti inferiori rispetto ai propri. Mancano generalmente di empatia e hanno difficoltà a riconoscere desideri, le esperienze soggettive e i sentimenti degli altri. Chi si pone in relazione con individui con disturbo narcisistico di personalità tipicamente trova freddezza emotiva e mancanza di interesse reciproco. Questi individui sono spesso invidiosi degli altri o credono che gli altri siano invidiosi di loro. Possono invidiare gli altrui successi perché sentono di essere maggiormente meritevoli di quei risultati, di ammirazione o di privilegi. Possono svalutare fortemente i contributi di altre persone e, per questo motivo, il loro comportamento può risultare estremamente offensivo e provocatorio. Le relazioni intraprese da queste persone frequentemente vengono compromesse a causa dei problemi derivanti dalle pretese, dalla necessità di ammirazione e dal relativo disinteresse per la sensibilità degli altri. Anche se la forte ambizione può portare queste persone ad ottenere risultati elevati, le loro prestazioni spesso possono essere minate dalle loro difficoltà a tollerare critiche e fallimenti.
Gli individui con una personalità evitante sono eccessivamente sensibili al rifiuto e temono di instaurare nuovi rapporti o di esporsi a qualsiasi nuova attività. Presentano un forte desiderio di affetto e accettazione ma evitano i rapporti intimi e le situazioni sociali non familiari per timore di apparire inadeguati o di essere criticati/umiliati. Soffrono esplicitamente per il loro isolamento e per l’incapacità di relazionarsi agli altri sentendosi a proprio agio. Diversamente dai soggetti borderline non rispondono al rifiuto con rabbia; invece, si ritirano e appaiono imbarazzati, quieti, inibiti e timidi. Ritengono di essere socialmente incompetenti; ciò li rende estremamente sensibili al giudizio, timorosi del rifiuto e tendenti all’autocritica. Un giudizio negativo confermerebbe la loro convinzione di essere non amabili e pieni di difetti. La prospettiva del rifiuto è quindi per loro dolorosissima e, vista la bassa autostima, preferiscono tenere a distanza le persone che, avvicinandosi, potrebbero scoprire la loro vera natura. Vivono un senso di estraneità nei rapporti duali e di esclusione da quelli gruppali, non riescono a provare un pieno ed appagante senso di condivisione e di appartenenza. Sono riluttanti ad assumere rischi personali o a impegnarsi in nuove attività, poiché questo può rivelarsi imbarazzante. Per questa ragione spesso conducono uno stile di vita isolato ed improntato sull’evitamento di nuove situazioni, attività e contesti interpersonali e sono spesso descritti dagli altri come riservati, timidi e solitari.
Le persone con una personalità ossessivo-compulsiva presentano un quadro pervasivo di preoccupazione per ordine, perfezionismo e controllo (mentale e interpersonale) a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. Esse risultano affidabili, particolarmente dedite al lavoro, credibili, ordinate e metodiche. Mostrano particolare attenzione per i dettagli, le regole, le liste, l’ordine, l’organizzazione e gli schemi ma la loro inflessibilità le rende incapaci di adattarsi ai cambiamenti. La loro tendenza al perfezionismo spesso ostacola il completamento dei compiti. Appaiono spesso rigide e testarde, esageratamente coscienziose, scrupolose e inflessibili in tema di moralità, etica o valori. Altre caratteristiche che possiamo rilevare nei soggetti con tale disturbo di personalità sono: riluttanza nel delegare compiti o a lavorare con altri; incapacità a gettare oggetti consumati non più utili; accumulo di denaro e modalità di spesa improntata all’avarizia.
Diversamente dal Disturbo d’Ansia Ossessivo-Compulsivo, la personalità ossessivo-compulsiva non è, necessariamente, caratterizzata da pensieri ossessivi ripetuti e indesiderati e da condotte ritualistiche che il soggetto si sente costretto a compiere.
I soggetti con personalità ossessivo-compulsiva sono spesso persone produttive e di successo, in particolare in ambito scientifico o in altri campi intellettuali dove sono richiesti ordine ed attenzione ai particolari. Tuttavia, la loro responsabilità in eccesso li rende così ansiosi che possono godere raramente dei propri successi. Non sono a proprio agio nel mostrare i propri sentimenti, nelle relazioni interpersonali e nelle situazioni dove non hanno controllo, devono affidarsi agli altri o che risultino scarsamente prevedibili.
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